23.6.13

Quale universo è il nostro universo?


Sono le ore 18.00, più o meno, ed è domenica 23 giugno. Inizio adesso questa rece, cercando di finirla entro oggi. Se, come è probabile, non dovessi farcela, data e ora riportate sopra saranno state la prova del mio impegno...
Il libro, innanzitutto, da un punto di vista macroscopico. Un parallelepipedo di rispettabili dimensioni, del tipo 220 x 150 x 50, di un peso approssimativo di 0,7 kg, composto da 432 pagine, 409 di testo, 4 di suggerimenti per ulteriori letture e il resto di un fondamentale e sempre più raro indice analitico.
Edizione originale 2011 di Brian Greene, edizione italiana 2012, Einaudi Saggi 929, titolo La realtà nascosta, sottotitolo Universi paralleli e leggi profonde del cosmo, traduzione di Simonetta Frediani, euro 26,00.
Un libro di fisica, indiscutibilmente. Incentrato sulla visione che noi - poveri sfigati che abitiamo su un pianeta periferico di una galassia qualunque tra qualche miliardo di galassie - cerchiamo di farci della storia, vita e destino di questo universo. Che, come ci spiega il prof. Greene, docente di fisica e matematica alla Columbia University, è con ogni probabilità soltanto uno di millanta universi paralleli che costituiscono ciò che definiamo realtà. 
Calma. 
Un libro di questo genere va molto oltre la capacità di affabulazione della narrativa ad essa deputata, la fantascienza. Sempre che voi non siate Greg Egan, naturalmente. Se leggete un libro del genere per farvi venire qualche idea nuova e sorprendente per le vostre storielle di sf, farete bene a rinunciare in partenza a qualsiasi idea di tempo, di popolo alieno, di civiltà, di possibili incontri. Qui Greene fa ballare miliardi di anni come un broker sposta milioni di dollari e se non siete pronti ad annullarvi da un punto di vista temporale e a proiettarvi in un universo senza limiti di spazio e di tempo, lasciate perdere questo libro. 
L'esistenza - matematicamente inoppugnabile - di multiversi o pluriuniversi è probabilmente un ulteriore passo verso una collocazione più precisa della nostra specie e della nostra storia nella realtà. Una collocazione che, me ne assumo interamente la responsabilità, sembra cancellare o ridicolizzare qualsiasi idea di un divino «a nostra immagine e somiglianza». 
«I capitoli che seguono tracciano un arco narrativo attraverso nove variazioni del tema del multiverso», ci avverte Greene a pagina 5, ed è esattamente ciò che farà, parlandoci attraverso i capitoli del suo libro di Multiverso patchwork, Multiverso inflazionario, del Multiverso a brane, del Multiverso ciclico, del Multiverso paesaggio, del Multiverso quantistico, del Multiverso olografico, del Multiverso simulato e del Multiverso estremo.
Dal momento che spiegare con poche parole la realtà possibile di questi multiversi esorbita molto largamente le dimensioni di un articolo medio su un blog, mi limito a presentarne i nomi, invitando i curiosi - ce ne sono anche in tema di cosmologia - a procurarsi il volume e indagare personalmente storia, natura e disegno dei numerosi multiversi possibili. In ogni caso non escludo affatto di ritornare sul tema dei multiversi, magari presentandoli uno ad uno...
«È avvilente e al tempo stesso emozionante immaginare quanto possa essere vasta la realtà», scrive Greene, autore de L'universo elegante (2000) e La trama del cosmo (2004), definendo in poche parole la sensazione di smarrimento che la lettura del suo libro crea nel lettore.
Piccolo particolare di non secondaria importanza: da vero divulgatore Greene evita di utilizzare formule matematiche per illustrare i concetti presentati. Questo non rende le sue ipotesi tanto più comprensibili, ma certamente aiuta. 
In ogni caso non avvicinatevi al libro senza disporre di matita, gomma, evidenziatore e molto tempo.

 
In calce, la presentazione di Greene al suo libro.

«La mia intenzione è quindi spiegare in modo chiaro e conciso i passi intellettuali e la catena di intuizioni teoriche che hanno portato i fisici, partendo da un certo insieme di prospettive, a considerare la possibilità che il nostro sia uno di molti universi. Vorrei darvi un'idea di come alcune indagini scientifiche moderne suggeriscono naturalmente questa sbalorditiva possibilità. Mi propongo di farvi vedere come certe osservazioni altrimenti sconcertanti possano diventare perfettamente comprensibili nell'ambito dell'uno o dell'altro scenario di universi paralleli; allo stesso tempo, vorrei descrivere le questioni critiche non risolte che hanno impedito, finora, la piena realizzazione di questo approccio esplicativo. Il mio scopo è far sí che, dopo aver letto questo libro, la vostra idea di ciò che potrebbe esistere - di come potrebbero essere ridisegnati in futuro i confini della realtà da sviluppi scientifici ora in corso - sia molto piú ricca e piú vivida».

4 commenti:

Argonauta Xeno ha detto...

Mi sono sempre tenuto alla larga dai libri di Greene per una istintiva antipatia per la teoria delle stringhe. I multiversi invece mi intrigano parecchio, soprattutto dopo aver letto un articolo su Hugh Everett e la teoria molti mondi.

Massimo Citi ha detto...

@SX: non nego di avere più che qualche diffidenza nei confronti della teoria delle stringhe, soprattutto dopo aver letto un libro che ho anche recensito qui:
http://librinuovi.net/1487/neanche-sbagliata
e il costante ricorso a stringhe e brane in questo libro mi sono sembrati altrettanti punti deboli o almeno discutibili. Resta il fatto che i multiversi sono la nuova frontiera della ricerca cosmologica contemporanea e il libro di Greene ha il grosso pregio di enumerarne i tipi concepiti e concepibili.

Argonauta Xeno ha detto...

Infatti è proprio l'argomento ad attirarmi, anche se so che Greene è uno dei divulgatori più amati in america. Sulla teoria delle stringhe, ammetto che le mie perplessità non hanno un vero fondamento. Purtroppo la teoria delle stringhe da noi non si studia nemmeno in magistrale ma è tema da dottorato (o tesi, per chi sceglie teorica)... come del resto quasi tutta la fisica degli ultimi 50 anni, a parte l'area in cui uno si specializza. Anche per questo non è facile rispondere a chi chiede: "Tu che sai tutto, spiegaci la particella di Dio!"
E così via :D

Massimo Citi ha detto...

@SX: la mia "antipatia", anche se sarebbe bene chiamarla semplicemente diffidenza, nasce dalla loro natura spiccatamente matematica. Dovrei dire che, come molti fisici, diffido delle semplici e sia pur raffinatissime costruzioni matematiche... Quanto alla particella di Dio, beh, non è affatto facile provare a spiegarne l'importanza senza far uso di formule, indipendentemente dalla laurea in fisica. Senza contare i teorici del higgsless... In ogni caso mi sembra piuttosto ridicolo che la fisica a Milano si fermi al 1963...