30.5.09

Qualcuno vuole un buon libro?


Come vanno le cose nel mondo dei libri?
Proviamo a riflettere al di là del semplice andamento quotidiano.
Che cosa si vende?
Beh, i giallisti scandinavi. Larsson, innanzi tutto, autore di Uomini che odiano le donne, il primo della Millennium Trilogy, seguito da altri autori come Kjell Eriksson, Leif GW Persson, Henning Mankell, Liza Marklund, Hakan Nesser, Jo Nesbø, Arnaldur Indriđasson, Kjell Ola Dahl, Arne Dahl, Matti Yrjänä Joensuu, John Ajvide Lindquist senza dimenticare May Sjöwall e Per Wahlöö giallisti degli anni '70 recentemente riproposti con successo da Sellerio dietro segnalazione di Camilleri.
È un momento di successo assoluto per qualsiasi giallista che possa vantare un cognome che termini per -son o comunque possegga un'origine nordica. I lettori chiedono: «È uscito un nuovo giallo di un autore scandinavo?» più o meno come un tempo si chiedeva se era uscito un nuovo libro di fantasy o di fantascienza, come - cioé - se il «giallo scandinavo» fosse un genere a parte, con le proprie regole e i propri sviluppi.
Avendone soltanto leggiucchiato non posso esprimere una parere davvero informato. Ma posso comunque provare a riflettere sul fenomeno. I lettori, innanzitutto. Sono prevalemente donne, ed è questo è un aspetto non così secondario anche se essendo le donne la maggioranza dei lettori - 6 su 10 - è piuttosto probabile che risultino la maggioranza dei lettori quasi in ogni settore bibliografico. Molte lettrici significa che l'autore - gli autori - sono in grado di rappresentare con particolare attenzione situazioni e conflitti familiari, dubbi, malesseri, aspirazioni, delusioni ovvero quanto costituisce il tessuto più fitto e intimo della nostra vita quotidiana. Qualcosa che ricorda maggiormente La prima moglie Rebecca de Il silenzio degli innocenti. Il tutto condotto con l'attenzione pudica tipica del mondo del Nord. Poco a che vedere, probabilmente, con i complessi (e complicati) quadri dei thriller di scuola americana , spesso basati su un personaggio deviante - il «mostro» - contro il quale il protagonista è chiamato a scontrarsi. Nello scontro possono così emergere le inevitabili somiglianze e affinità tra antagonista e protagonista. L'eliminazione del mostro svolge così la funzione di liberare il protagonista - e noi tutti - del'incubo del doppio deviante.
Tra i giallisti scandinavi prevalgono colpevoli che non sono estranei alla normalità quotidiana, assassini simili al proprio migliore amico, vicino di casa, compagno di scuola o di lavoro. Una scelta curiosamente poco «politica» e del tutto personale. Qualcosa che, tanto per citare un altro topos narrativo, ricorda L'invasione degli ultracorpi (il nemico può essere il tuo vicino, il tuo amico, la donna che desideri) nel non separare né dividere il normale dall'anomalo.
Un risultato dei tempi?
Il dubbio che dietro i panni familiari del nostro amico o parente si nasconda la rabbia cieca e intollerante, l'ignoranza, la stupidità, l'ipocrisia e l'arrivismo di gente come Borghezio? La Russa? Cicchitto?
È uno scherzo, ma è possibile, naturalmente.
Più in generale, probabilmente, una reazione personale del tutto pre-politica che trova spazio in un genere letterario.
Per tornare alla libreria, comunque, c'è da segnalare l'imperituro successo di Montalbano. Montalbano, sottolineo, nel senso che i libri di Camilleri che non hanno il commissiario di Vigata come protagonista vendono un quarto o anche meno dei suoi polizieschi.
Bene per la saggistica di argomento scientifico.
Necessità di qualche certezza?
O, semplicemente, di poter dubitare senza rimorsi come criterio di approccio al reale?
Meno, molto meno bene per la narrativa italiana, disertata da parecchi lettori .
Dopo La solitudine dei numeri primi nulla, il vuoto.
Una conseguenza?
Poco considerata l'attualità politica.
Snobbata la storia del secolo, più interesse per civiltà e popoli lontani nel tempo. Meglio i Toltechi o i Pasquani, insomma, di SS e aviatori americani.
Dimenticati, per lo meno qui, i manuali del tipo Come essere belli e affascinanti con solo dieci minuti al giorno. Caduta in disgrazia la fantasy dopo l'avvento dei giovani e giovanissimi autori che, notoriamente, costano alle case editrici un centesimo degli autori stranieri.
Tutto bene, tranne che, fatalmente, i giovani autori finiranno col ridimensionare fatalmente a un centesimo dell'attuale le vendite del genere.
Inesistente la sf, e questa non è una novità.

Un quadro generale non troppo positivo. Nel quale gli editori non sanno bene che pesci pigliare.
Un particolare importante, confermato da altri operatori: si vendono gli autori già noti.
Poco «avventure», poche iniziative, scarsi esploratori delle novità in uscita.
Si vende il vendibile e non si vende o quasi il poco noto o il nuovo.
Un quadro generale non troppo positivo, dicevo.
Appunto.
La funzione delle librerie e dei librai è meno rilevante, più grigia, da passacarte dell'editoria.
Ma noi non possiamo essere soltanto rivenditori senza intenzioni, simpatie e antipatie, entusiasmi e odii. Ne va del motivo stesso della nostra esistenza.
Personalmente mi sono dato da fare per promuovere autori e libri meno noti ma ritenuti meritevoli. Posso aver sbagliato - anzi talvolta ho sicuramente sbagliato - ma mi sono sentito vivo, presente.
Non è molto probabile che possa durare ancora molto.
La crisi, nonostante le sciocchezze che si dicono, c'è ed è pesante.
Ma intanto sono qui.
Qualcuno vuole un buon libro?



20.5.09

Fata Morgana: the day after...

Come annunciato la presentazione di Fata Morgana alla Biblioteca Shahrazad è regolarmente avvenuta.

Prima di continuare: mille ringraziamenti al personale della biblioteca: gentile, piacevole e volenteroso. E un grosso grazie a Germana Buffetti dell'VIII circoscrizione.

La formula della presentazione non è cambiata. Tre persone - in questo caso - hanno letto brani tratti dall'antologia.
Silvia Treves, la sedicenne Morgana Citi e - sporadicamente - Massimo Citi (per quanto perplesso).



C'erano molti autori - perlomeno quelli che non dovevano venire da Napoli, da Merano o da Cracovia o Pechino... Ai quali comunque va un enorme saluto da noi tutti!
Nell'ordine, da sinistra a destra, Paolo Cavazza, Consolata Lanza, Massimo Soumaré, Silvia Treves, Massimo Citi, Cettina Calabrò, Davide Mana.



E gli ascoltatori non mancavano.




Un volenteroso fotografo - Paolo Cavazza- era presente (il primo a sinistra) e, come si può vedere, ha scattato.



Fata Morgana 12 ha così compiuto il suo ciclo vitale, ma non certo la sua vita.

Ne approfitto per comunicare a tutti coloro che passano di qui che il prox Fata Morgana - Fata Morgana 13 - non sarà più un concorso ma una normale antologia, alla quale volendo si potrà partecipare.

Il tema sarà:

Ripetizioni, duplicati, repliche, cloni

e per la partecipazione:

«Nessun limite di lunghezza né sei copie anonime.


Scrivete – o ripescate, aggiustate, sistemate ecc. –


mandate e via. Il tutto entro il 15 ottobre 2009.


Entro novembre vi diremo com'è andata e per metà dicembre


il vostro racconto,se scelto,sarà pronto alla lettura.


Potete inviare il vostro pupillo a mezzo posta


elettronica all'indirizzo


fata-morgana@tiscali.it.


L'attendiamo ansiosi


Arrivederci alla prossima!



15.5.09

Fiera del libro?


La fiera del libro.
Ancora.
Sono un po' stufo, a essere sincero.
Stufo della Fiera, certo, ma ancora più stufo di discuterne, pensarci, ragionarci, rifletterci.
La Fiera è, come tutti sanno, un business. Un discreto business (forse) per i grandi editori e una faticata mal compensata dagli incassi per i piccoli e piccolissimi editori. È pur vero che quest'anno i prezzi sono stati in qualche modo «calmierati» e sono state introdotte innovazioni e modifiche (sconto per chi si iscrive entro il termine dell'anno precedente, sostegno economico da parte della Regione Piemonte) tali da favorire la presenza dei piccoli e piccolissimi editori ma, come per le precedenti occasioni, non è stato colto l'aspetto principale della cosa - ovvero si è perduta l'ottima occasione di favorire la presenza della piccola editoria fornendo spazi e occasioni appositamente dedicate.
«E perché mai bisognerebbe favorire e sostenere i piccoli e piccolissimi editori?»
Già. Perché mai?
«E perché farlo, poi, se a vendersi sono i libri dei grandi editori?»
«E se la produzione dei piccoli editori è spesso spazzatura? Non si tratta spesso di libri stampati a spese degli autori?»
Un punto, piccolo ma importante.
I grandi editori non stampano soltanto libri a proprie spese. Esistono molte formule editoriali e il contributo dell'autore alla stampa e diffusione del proprio libro non è una bestemmia nemmeno negli ovattati uffici di Segrate o di Milano. Anzi.
I cavalli certi sono in definitiva molto pochi e molte carriere hanno avuto inizi in salita. È il caso di fare nomi?
Quindi dimentichiamoci il problema dei libri a pagamento. Il fatto che un libro sia stato pagato dall'autore non dice molto sulla sua qualità. Può essere una vera, ingenua, entusiasta porcheria, esattamente come un ottimo romanzo che non ha trovato sulla propria strada un editor interessato o sufficientemente convinto da difenderlo.
Questo anche tenendo anche conto che. come dice il buon Schiffrin, il parere definitivo sulla pubblicabilità di un libro è ormai troppo spesso appannaggio esclusivo della sezione amministrativa di un editore e non più della redazione...
È il caso di sostenere la piccola editoria?
Anche a costo di incoraggiare scrittori della domenica e furbastri dell'editoria di vanità?
Anche gli editori «pericolosi» per i possibili autori, chiamati (o ammaliati) dalla speranza di una distribuzione varia e capillare, presentazioni, dediche da firmare e altri simili frammenti di gloria?
Sì, anche a costo di.
Molti editori perseguono una propria idea o concetto di editoria, cultura, gusto e sensibilità. Tutti pareri assolutamente discutibili, ovviamente, ma tutti personali e VERI. Pareri e modi di giudicare il libro e la cultura non accuratamente lubrificati - e vuoti - come quelli della grande editoria. A me interessa incomparabilmente molto di più il parere e il modo di giudicare il mondo della cultura di Marco Zapparoli della Marcos y Marcos che quello di Ernesto Franco dell'Einaudi. Il parere di un libero editore rispetto a quello di chi è diventato sic et simpliciter un quadro aziendale.
E quello di essere divenuti semplici quadri aziendali è un problema ormai largamente diffuso nella grande editoria italiana. La tendenza a pensare prima di tutto al quibus - scusate se sono un po' brutale, ma è inutile girarci intorno - o esclusivamente al quibus è divenuto il problema principale di un'editoria che non rischia, non costruisce, non progetta.
Ma che fa mostra di sè ogni anno al Lingotto.
«Oro, la gran mezzana»... probabilmente sono diventato più shakespeariano che marxista.
Di fronte a questo vuoto di prospettive, a questo pavido e rapace conformismo non resta che puntare su un'editoria «leggera», audace e inattesa.
Esattamente ciò che possiamo «pescare» nella produzione di tanti piccoli e medi editori.
E in quanto ai libri pagati dagli autori... beh, quante volte siete stati delusi da un libro strapompato dai media?
Una fiera dove l'editoria «pura», ovvero formata da editori che non sono parte - di secondaria importanza, peraltro - di holding che vendono dalle frequenze TV ai carri armati d'assalto, sia ben evidente, dove autori e libri non siano soltanto quelli presentati nelle classifiche. Classifiche che... va bene, leggetevi quello che ne scrive Guido Carota, libraio privato e indipendente.
Inutile aggiungere che proprio questo genere di Fiera meriterebbe di essere promossa e frequentata.
Altrimenti?
Beh, io all'attuale Fiera non metto piede.
Per il terzo anno consecutivo.
Comprendo perfettamente chi partecipa ma non vado ugualmente.
Ci rivediamo dal 19 maggio in poi.



6.5.09

Riduzione a icona: un primo punto della situazione


Non parlerò di questo blog, qui, ma dell'«altro» blog, tenuto in condominio con Silvia Treves, quello di «Riduzione a icona» (http://riduzioneaicona.blogspot.com/)
È un blog un po' particolare, forse qualcuno lo ricorderà. Sul blog abbiamo deciso infatti di pubblicare l'ultima versione - quella praticamente definitiva - del romanzo di sf scritto a quattro mani: «Riduzione a icona».
Cominciamo con «i numeri», a nove mesi dalla prima uscita. Il primo post, infatti, è stato pubblicato il 25 luglio 2008.
Il romanzo è a circa 3/4 della pubblicazione. Entro un anno giusto dovrebbe essere uscito integralmente.
Quando è arrivato circa a metà della sua pubblicazione abbiamo comunque inserito il testo in formato .pdf (in fondo alla pagina con la scritta «Riduzione a Icona in .pdf») in condominio con altri testi del blog fronte e retro. L'abbiamo fatto non solo (e non tanto) per innata generosità, quanto per le alcune gentili richieste di qualche lettore che si è lamentato di non riuscire a leggere direttamente on line e di non poter disporre del testo in un formato trasportabile.
I testi inseriti sul blog sono stati 1-2 alla settimana, di lunghezza necessariamente ineguale, cercando di non spezzare brani concepiti in forma unitaria né di costringere insieme brani appartenenti a momenti e personaggi diversi.
I passaggi sul blog sono - a oggi - poco meno che mille e le pagine viste - ovvero le consultazioni del testo - poco meno di 1500. Facendo due conti molto veloci direi che, tolti i nostri passaggi (più o meno 200, siamo stati estremamente avari nel passare sulle nostre pagine) rimangono più o meno 800 passaggi di lettori. Di questi una buona metà si possono considerare «errori» di passaggio - difficile che chi cercava «penetrazione vaginale filmata», «hentai nudo integrale» o «ragazze nude al mare» si sia fermato a lungo sulle nostre pagine. I restanti sono probabilmente dovuti a «veri» lettori.
Eroici veri lettori, vien voglia di dire.
Un venti-trenta lettori, non di più, comunque.
Forse anche meno. Infatto cinque o sei lettori affezionati che tutte le settimane cliccano sul nostro blog sarebbero perfettamente in grado di raggiungere il numero indicato.
Una miseria, si direbbe.
Effettivamente...
Però, però...
Cominciamo con il dire che non avevamo vere pretese su questo romanzo. L'abbiamo pubblicato per «disperazione», alla ricerca di lettori. Anche pochi. Anche 5 o 6.
«Riduzione a Icona», ce ne siamo accorti pubblicandolo, non è affatto un romanzo facile o leggero. Il che non significa che sia bellissimo, ovviamente Semplicemente il lessico utilizzato, l'ambientazione, la trama, il numero e la qualità dei personaggi rendono la lettura on line piuttosto complessa.
Ancora peggio dovendo procedere «al contrario» ovvero dall'ultimo post verso il primo.
Probabilmente anche la cadenza non troppo stringente delle nuove uscite ha avuto la sua importanza. Anche se, bisogna ammetterlo, per essere realmente «efficaci» con uno strumento come internet e la lettura on line bisogna avere un tempo e ritmi molto diversi da quelli di RaI... RaI è fatto di imitazioni e parodie di un noir metropolitano e di una sf virtuale cyberpunkeggiante... Il tutto condotto con un passo felpato, ricco (dannatamente ricco, probabilmente) di divagazioni e fughe...
Pubblicarlo on line è stata, probabilmente, una trovata un po' disperata. E probabilmente un po' disperata è stata anche la pubblicazione a puntata.
D'altro canto... beh, non tutta l'esperienza merita un voto basso.
Le immagini, per esempio.
L'aver scelto e inserito le immagini è stata un'esperienza curiosamente vivificante. Cercare un'immagine che rappresentasse degnamente un frammento, un momento, una situazione si è rivelato interessante quasi come scrivere il romanzo ex novo. In qualche caso l'immagine entrava in rapporto diretto con il testo illuminandone aspetti inediti.
E comunque l'idea - un po' patetica, d'accordo, ma sincera - che qualcuno si collegasse con una certa cadenza con il blog per vedere che cos'era avvenuto di Brady, del prof. Himmelfarb, di Coe o di Versalle ci ha riempito e ci riempie di una pallida e silenziosa gioia.
Discorso a parte il gradimento del testo.
Di quello abbiamo avuto qualche sperduto e remoto segnale. In genere positivo, certo, ma troppo lontano nel tempo per poterne menar vanto...
Probabile, comunque, che alla chiusura del romanzo inseriremo un breve questionario da riempire. Una cosa non solo del tipo: «Qual è stato il tuo personaggio preferito?», ma anche del tipo: «Di quale parte - o personaggio - avresti fatto a meno?» o «pensi che gli autori abbiano fatto di meglio in altre occasioni?» o infine: «pensi che forse gli autori dovrebbero dedicarsi a qualche altro passione e dimenticare la narrativa fantascientifica?»...
Ovviamente noi siamo convinti che non sia così, ma possiamo sempre sbagliarci, com'è ovvio.
Un'ultima osservazione la merita la pubblicazione diretta di un testo on line.
Assomiglia un po' - anche se non del tutto - a cacciare il libro in una bottiglia e buttarlo in mare. O a lasciare il manoscritto su una panchina del parco. Troppo poche le risposte avute, in sostanza, e scarsamente utili per chi scrive - almeno finora, ovviamente.
Probabile, comunque, che dovessimo rifarlo lo rifaremmo esattamente così. Magari anticipando la pubblicazione in formato .pdf per poter semplificare la vita a chi vuole leggerlo senza rimanere agganciato a un pc. O forse pubblicando una breve presentazione prima di ogni «sezione» del romanzo. Non siamo riusciti a capire, infatti, se i lettori avrebbero gradito o meno una nostra maggiore presenza.
In ogni caso per cominciare a riflettere e lavorare sul testo saremmo felicissimi se qualcuno ci comunicasse il suo piacere - anche parziale - nell'aver letto finora «Riduzione a icona». Se non riceveremo risposta - qui o nel blog dove appare il romanzo - o raggranelleremo soltanto qualche «bah» o «tzé»... beh, alla nostra età trovare qualche altra passione non è facilissimo ma è sempre possibile.
I castelli di carta o i diorami napoleonici, per dire...