22.10.08

Altri due...

Oliver Sacks.
Un nome che è una garanzia.
Sottile e complesso quanto attento, vivace e capace di tracciare collegamenti, legami, connessioni. Il neurologo che sa mostrare come un piccolo tic possa diventare la cartina al tornasole del rapporto umano con la realtà, il segnale di una lenta, inesorabile deriva dal mondo fino a perdersi nell'area dell'incomprensione e della follia.
Quanti libri sono usciti finora di Sacks?
Sette o otto, direi a occhio.
L'uomo che scambiò la moglie per un cappello e Risvegli, innanzitutto. Poi anche L'isola dei senzacolore, Vedere voci, Un antropologo su Marte, Zio Tungsteno, Su una gamba sola più alcuni altri saggi brevi. Bene o male tutti libri che riguardano o toccano da vicino condizioni paraumane, nel senso di individui (chi vede senza colori o monchi, per esempio) che mancano di qualche caratteristica che li rende indistinguibili da noi.
O che, viceversa, mostrano frammenti o elementi di una possibile diversità aliena che li rende strani e difficili o impossibili da paragonare.
Musicofilia è una lunga - e forzatamente a tratti un po' rapida e sintetica - rassegna di possibili comportamenti umani nati da un aspetto della percezione che è essenzialmente umano: la musica. Possibili comportamenti umani che percorrano e frequentano aree esclusivamente personali, inafferrabili, incomprensibili, assurde o fastidiose per chi non è colpito da sindromi e malattie.
Basti pensare a coloro che vivono perennemente in compagnia "musicale", ovvero accompagnati da una musica interna che li abbandona soltanto nelle ore del sonno. Chi vive colpito da amusia o "perseguitato" dalla presenza del meraviglioso (e terribile) orecchio assoluto, o, ancora, il complicato e ricchissimo rapporto tra musica e cecità e l'universo inimmaginabile di chi "inverte" le modalità sensoriale confondendo suoni e colori.
Il nostro rapporto con la musica è molto più vasto e problematico di quanto siamo disponibili ad ammettere. La musica può essere solamente un elemento separato e temporaneo della nostra vita quotidiana, una colonna sonora che ci accompagna nei nostri spostamenti o - più raramente - nei momenti di relax, ma che un improvviso e minimo squilibrio cerebrale può far divenire una parte indomabile e fatale della nostra esistenza, un elemento centrale intorno al quale il resto della vita dovrà necessariamente riorganizzarsi.
Il rapporto profondo tra musica e parola è poi un ulteriore e complesso problema. Che sia possibile cantare distesamente e farsi capire ma non parlare in forma completa e comprensibile è un ottimo esempio di un frattura profonda tra le due aree cerebrali, tuttora non perfettamente compreso.
Essere colpiti nell'area musicale, che si tratti di una maledizione o di una fortuna è, entro certi limiti, un'avventura personale. La musica è qualcosa di profondamente diverso da molti altri fenomeni cerebrali e Sacks con questo libro ce ne fornisce non pochi esempi.
...
Ratti rossi, di Qiu Xiaolong è un discreto libro.
Un poliziesco (niente a che vedere con il preteso "noir" presentato in copertina) condotto con sicura capacità e un personaggio ormai decisamente "ben rodato", l'ispettore Chen della polizia di Shangai. Questa volta Chen si trova coinvolto in un'inchiesta non soltanto pericolosa per sé ma anche estremamente delicata e complessa, ricca com'è di sottili e inconfessabili rapporti con le più alte (e pericolose) cariche dello stato. Un omicidio in un ambiente "equivoco", legato agli ambienti più corrotti e potenti. Ed è la corruzione, molto diffusa e altrettanto insidiosa - i "ratti rossi", ovvero alti personaggi del partito legati alla mafia delle Triadi - sui quali Chen sarà chiamato a investigare, perennemente incerto sul genuino sostegno dei suoi superiori.
Un discreto giallo, dicevo, ma con un fondamentale difetto.
Ratti rossi, infatti, termina senza terminare, lasciando intuire una seconda e fondamentale parte. Chen, infatti, lascia l'America dove ha (parzialmente) risolto il caso e ritorna in Cina dove è chiamato a una sfida più alta e pericolosa. E noi, purtroppo, lo dobbiamo salutare qui, "L'ispettore Chen era pronto a ritornare a Shangai" sono le ultime righe dell l'autore... e a noi lettori non resta che attendere il quinto giallo della serie.

18.10.08

Caduta degli dei

Periodo infame, questo, indipendentemente - va detto - dalla mie condizioni personali.
È vero che io sono in una situazione non facilissima da spiegare, nella quale l'attesa per la seconda operazione finisce per pesare sulle cose di ogni giorno rendendo tutto complicato, assurdo o troppo faticoso, ma la crisi in atto - o meglio la paralisi autoimposta in attesa della crisi - è diventata un incubo quotidiano, qualcosa che impedisce di ragionare normalmente e che vieta ogni forma di abbandono.
Acquistare un libro, lo sappiamo tutti, è un gesto essenzialmente voluttuario. Si compra un libro per coccolarsi, viziarsi, abbandonarsi a un momento di compiacimento e autogratificazione. Ci sono tanti altri motivi, certo, ma la ragione prima è questa. Tanto è vero che i forti lettori possiedono in genere molto più libri di quanti ne possono leggere entro un tempo ragionevole e per loro qualsiasi sosta in una libreria è un'occasione per aumentare il distacco tra i libri da leggere e quelli già letti.
Questo, perlomeno, in tempi normali.
Tutti hanno i loro momenti no, le loro crisi, i loro periodi di negatività. Ci sono momenti nei quali rifiutiamo la modesta medicina di un libro o ci chiudiamo in casa a tentare di rileggere i libri già letti. Periodi nei quali rifiutiamo il rapporto con la libreria e altri momenti nei quali - Dio solo quanto a ragione - delusi da un autore o da un libro giuriamo di non comprare né leggere più nulla per un po'.
Ci sono momenti nei quali ci consegnamo a un autore e sostanzialmente non leggiamo altro e momenti nei quali leggiamo libri bruttarelli e un po' stupidi o titoli che non si sarebbe creduto di poter apprezzare e che infatti, passato il "periodo" non riusciamo proprio a capire come possiamo avere letto e, entro certi limiti, apprezzato.
Momenti nei quali si ha voglia di rileggere , reincontrare, meditare titoli letti tanto tempo prima e altri nei quali si ha voglia di sorridere dei nostri gusti di un tempo, un po' semplici e un po' generosi.
Le letture sono tante e ubbidiscono a norme e momenti del tutto personali e questo intero genere di fenomeni tocca "a rotazione" tutti i forti lettori, determinandone i moti, le apparizioni, le scomparse e le riapparizioni.
Quando, come in questi giorni, i lettori scompaiono per la quasi assoluta totalità si deve ipotizzare che:
1) siamo nel mezzo di una crisi.
E va bene, lo sappiamo.
2) No, di più. Siamo nel mezzo di una crisi di ignota gravità e sconosciuta durata alla quale i lettori (come gli agenti di borsa, gli speculatori e gli amministratori delegati) non sanno come reagire.
E questo, ammettiamolo, ci fa molta più paura.
È ben vero che una crisi che colpisce per prima la nostra ansia di comportamenti voluttuari ha qualcosa di umano e ragionevole. Nella Germania del 1944-1945, sotto i bombardamenti degli alleati, i giovani tedeschi ballavano e fornicavano in ogni possibile occasione, cercando di disperatamente di dimenticare tutto ciò che li circondava. Oltre un certo livello i comportamenti "voluttuari", insomma, erano non soltanto quotidiani ma anche più o meno socialmente approvati.
Qui siamo soltanto all'inizio, fortunatamente.
Si risparmia.
Si considera meditabondi il saldo in banca.
Ci si chiede se è il caso di vendere o meno quel pacchetto di azioni ricevute o acquistate a suo tempo.
Si compra il giornale tutti i giorni.
Si fanno proiezioni e valutazioni, stime e giudizi. Con la sottile sensazione, comunque, di aver capito poco o niente.
Nel frattempo i camion dei corrieri portano nuove novità presso le librerie.
In vista di Natale.
Osssignùr.
Onestamente, nulla di troppo appetitoso. Nemirovsky, Auster, Roth e Richler tra i bbbuoni ma anche Moccia e Vespa. In mezzo qualcosa di decente comunque c'è, come dice la mia amica Pina di Einaudi. Una caratteristica che comunque fa parte sempre della produzione. C'è sempre qualcosa di buono da leggere.
Non è difficile immaginare come finirà la storia, comunque.
Possiamo arrivare (ovvero scendere) a -20 / -30%, comunque, anche ignorando i giorni di semideserto come questi.
Con un regime come questo CS semplicemente non resisterà e come lei non resisteranno parecchie altre librerie indipendenti.
Che faremo?
Mah, ci penseremo.
Speriamo sia soltanto una paura temporanea...
C'è qualcuno che ha bisogno di un lettore ad alta voce?

9.10.08

Due compiti trascurati

Com'è andata siete in diversi a saperlo, credo.
In fondo ho usato questo blog come memoria e testimone dei miei problemi, sicché chi è passato di qui ha potuto mantenersi informato.
Adesso va un po' meglio (anche se la seconda operazione è imminente), tanto che posso persino fare due chiacchiere - o meglio scriverle - per i libri letti per lo scorso LN (a proposito: il numero 47 esce il prossimo venerdì, il 20/10) e che non ho recensito per LN.
Quanti libri ho letto, innanzi tutto?
Beh, a parte L'ultima flotta dello Zar, recensito qui non più di un paio di settimana fa, si tratta di sette libri, piuttosto vari per genere e tipo.
Quindi comincerò qui con un paio di titoli e poi via, se il pubblico apprezza.
Soltanto una piccola precisazione. Quando scrivo per LN mi preoccupo di mantenere un certo tocco e creare i legami più opportuni con altri libri letti in altri momenti o comunque noti. Il mio stile, pur essendo amicale, si orna di una certa eleganza e mi preoccupo di sintetizzare buona parte del libro. In questo luogo, viceversa, sarò vago e approssimativo, proprio come deve essere un lettore a caso. Se avrò voglio di porre i libri in rapporto a qualcosa lo farò altrimenti ciccia. E lo stesso vale per la trama.
Ciò detto e così avvertiti, vado a iniziare.
...
Il mercato d'azzardo di Guido Rossi, Adelphi.
Un libro uscito all'inizio dell'anno. Dove l'ottimo Guido Rossi - ex-presidente della CONSOB e docente di diritto - preannuncia semplicemente ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni. Sottolineando il ritardo normativo del sistema economico nel disciplinare e organizzare le nuove forme di economia rampante (più corretto chiamarla finanza), avanza il sospetto che presto si sarebbero fatti (o si sarebbero dovuto fare i conti) con la demenza rampante della finanza d'assalto. Il crescente strapotere dei manager sulla proprietà unito all'impotenza e la miopia degli organismi di controllo europei ed americani determina una situazione difficile, al limite di una possibile crisi...
Appunto.
Adesso ci siamo dentro, nella crisi.
Certo, Rossi non dà suggerimenti di cosa farne dei soldi né di dove nasconderli. E che i suoi ammonimenti si rivelino tanto giusti quanto ormai inutili non è certo una consolazione. D'altro canto non era nemmeno suo compito fare la Cassandra della situazione o indurre in poco più di cento pagine gli eventuali speculatori a ritornare sui propri passi. Il passo dei fenomeni economico spazza via le singole volontà senza rispetto per nessuno e per nulla.
Quando ci sei dentro rimangono soltanto paura, panico e disperazione.
E noi ci siamo dentro.
...
Completo cambio di registro per un altro libro, Second Hand di Michael Zadoorian.
Editori Marcos y Marcos, ovvero tra i pochi editori davvero attenti alla propria produzione. Su LN non l'ho mai detto ma qui posso anche scriverlo: Claudia e Marco Zapparoli, anime e corpi delle edizioni, sono veri editori, ciò che a me sarebbe piaciuto essere e fare...
Vabbé.
Second Hand è un frammento della vita del protagonista, un appassionato cacciatore di ciò che potremmo definire «modernariato», ovvero - da un altro punto di vista - di piccole, inutili scemenze. Una volta recuperati gli oggetti (cose tipo una vecchia palla da baseball usata nel corso di una grande partita degli anno '50, un indiano reggistuzzicadenti, una collezione di piatti con il logo di una grande squadra di football ecc.) questi vengono posti in vendita - e generalmente venduti. La caccia è in realtà il motivo fondamentale dell'attività. Trovare e riconoscere i piccoli oggetti è il motivo fondamentale dell'attività. Tutto bene, in apparenza. Un piccolo mondo un po' misogino e claustrofobico, volendo, ma perfettamente adatto a Richard, il protagonista. Senonché una serie di eventi accadono contemporaneamente - la morte della mamma vedova e l'apparizione di Theresa, appassionata e disperata protettrice di animali perduti e abbandonati.
Le due esperienze, ciascuna a modo suo, si rivelano essenziali per la maturità di Richard. Deve abbondonare i suoi modi da bambinone e le sue convinzioni più pigre. Scoprire le pieghe più sconosciute e inattese della vita del padre e della madre e cercare di comprendere i motivi e improvvise ansie, le sofferenze e gli sbalzi di umore di Theresa. Tutt'altro che facile, ovviamente.
Il romanzo viaggia leggero, comunque, senza appesantirsi. In qualche momento appassionante, in altri sinceramente toccante, un romanzo che è un vero amico da reincontrare con piacere.
Se di questi tempi avete voglia di leggere qualcosa che non vi si liquefi in mano lasciandovi parole a vuoto e il ritratto sorridente dell'autore, beh, compratevi questo.
Un difetto, infine, probabilmente del tutto personale.
NON SOPPORTO THERESA.
L'ho detto, finalmente.
Capita.
Non la capisco e ancor meno capisco la fissazione del protagonista per lei.
Sarà un problema di sesso ovvero di vecchio, intollerabile maschilismo.
Può essere.
Ma è anche possibile che sia Zadoorian ad aver creato un personaggio adatto al suo protagonista. Quindi un'altra centro per lui.
Non male.